Genova

<a href="http://www.youtube.com/watch?v=CrRVaYF-O4U">http://youtube.com/watch?v=CrRVaYF-O4U</a>

…A blackened shroud, a hand-me-down gown
Of rags and silks, a costume
Fit for one who sits and cries
For all tomorrow’s parties

10 anni dopo e dentro solo la malinconia di non sapere cosa sia stata Genova. La ascolti nella parola, la leggi nei racconti, nei fumetti degli altri. Ma no, non sai che vuol dire. Sai solo che tu hai montato l’onda di quelle cose mentre tornavano indietro, e che ora stai facendo qualcos’altro, che non sai cosa sia.

Fine della storia.

“La delegittimazione fa già parte della modernità: chi può dire se Cristo è il figlio di Dio o un impostore? Suo padre l’ha abbandonato. Il martirio di Gesù trova il suo corrispettivo politico nell’esecuzione di Luigi XVI, sovrano legittimo. Quale potrà mai essere la fonte della legittimità nella storia moderna, dopo il 1792? Il popolo, si dice. Ma il popolo è un’idea, e ci si scontra, si litiga, per origine di qui l’estensione delle guerre civili nel XIX e nel XX secolo ed è questo che fa della guerra moderna tra nazioni una guerra civile: io, governo del popolo, contesto la legittimità del tuo governo. Ad ‘Auschwitz’ si è distrutto fisicamente un sovrano moderno: tutto un popolo. Si è tentato di distruggerlo. E’ questo il crimine che inaugura la postmodernità, un crimine di lesa-sovranità: non più regicidio ma popolocidio (distinto dagli etnocidi).

In queste condizioni, come potrebbero mantenere una qualche credibilità i grandi racconti di legittimazione?

Ciò non significa che nessun racconto sia più credibile. Per metaracconto o grande racconto io intendo precisamente delle narrazioni a funzione legittimante. Il loro declino non impedisce a miliardi di storie, piccole e meno piccole, di continuare a fungere da trama del tessuto della vita quotidiana.”

J.-F. Lyotard,  Il postmoderno spiegato ai bambini, Feltrinelli, Milano 1987, pp.27-30

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