Tanti auguri

Vorrei scrivere di come mi sento, di quanto ora pensi che sia importante parlare di come un’onda in due anni si sia trasformata in uno Tsunami.

Vorrei parlare di quando sono andata a l’Aquila e della rabbia e delle lacrime che ricacciavo indietro guardando le macerie. Uno studentato che sembra crollato da due ore, la morte di Erasmus, minorenni e no, sono ancora stampate sulla presa in giro atroce delle reti metalliche, con sopra scritto che i lavori ci saranno e i luoghi ed edifici sono sottoposti a sequestro giudiziario. Mentre un albero di limoni campeggiava pieno di giallo sopra un’altra palazzina, anch’essa non ricostruita, morta, rapita dallo Stato.

Vorrei parlare delle lotte fatte in Regione, contro la Polverini e la sua marmaglia fasciocattolica, lotte represse sotto i manganelli della polizia, che vessava chi era salito sulle impalcature, ultima prova di resistenza contro chi ci vuol comandare.

Vorrei parlare di quanto mi fa schifo che si parli di buoni e cattivi: la lotta è legittima, in qualsiasi maniera. Scenari da guerriglia urbana di quei livelli il 14 non me li aspettavo, ma ci sono stati e sono stati bene lì. Mi fanno schifo quelli che si mettono su un piedistallo, vorrebbero dare il proprio senso (unico) alle lotte, quando invece c’era una piazza colorata, una piazza coperta, una piazza che comunque ha osannato le camionette che prendevano fuoco.

Vorrei parlare di politica parlamentare: di quanto ormai non significhi più di un supermercato in cui l’acquirente d’Italia, un’Italia svenduta, si compra “onorevoli” (onorevoli ar cazzo).

Vorrei parlare delle mie paure, di pensare che il futuro chissà come sarà, in questo paese in cui non c’è garanzia per nessun@, in cui andiamo a fare l’amore senza possibilità di resa, in cui non c’è pensione che ci attenda.

Invece alla fine penso che il gran salto di qualità, rispetto ai nostri padri e nonni (e madri e nonne, e sorelle maggiori) sia proprio che il futuro è qui e comincia adesso. L’escatologismo della “rivoluzione domani” è stata sostituita dalla rivoluzione ora, sperando che non finisca, come avrebbe detto degli anabattisti il mio professore di Storia Moderna con un certo compiacimento e godimento nel dirlo, in “un’orgia di sesso e sangue” (o se deve esserlo che lo sia consensualmente!). Forse è questo che dovremmo cercare, una progettualità che sia sempre più vicina al presente, cambiare qui e adesso tutto, in primis noi.

Quindi tanti auguri!

(speriamo che il fomento non diventi frustrazione nel giro di una vacanza natalizia!)

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One Response to Tanti auguri

  1. Ross says:

    Gli auguri più sinceri!

    (Dipende da noi farlo durare. I presupposti secondo me ci sono tutti).

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