Militanz

Danzo in oscuri luoghi, danzo da sola ché non so portare né essere portata, ma so bene come autogestire le mie ansie i miei problemi i miei dubbi.

Ovvero non gestirli, inondare di parole chiunque su un dato argomento, aspettare consigli e poi fare tutto il contrario. Ill 2015 si è aperto e avrei voluto iniziarlo scrivendo di carcere.  Invece di nuovo parlo di me e dei miei nuovi propositi.

Il 2014 ha visto tante novità. Il mio collettivo sciolto in altre lotte mi ha lasciata un po’ orfana e un po’ triste, a me che lottatrice mi ci sento poco anche sul tatami e che alla fine faccio quel che faccio solo perché mi piacerebbe lasciare questo mondo anche un briciolo migliore di quel che sembra ora, non mi sono riconosciuta in cose più grandi di me. Faccio solo quello che mi è sempre sembrato più vicino, che mi diverte, che dà una mano senza pretese di militanza all’autogestione spesso altrui: ascolto, promuovo, metto insieme serate, compongo torte, lavo piatti, cerco due spicci per la concretezza di tenere fuori qualcuno (non mi importa o mi importa fino a un certo punto chi) dal carcere, faccio informazione, inventario libri. Sono tornata al punto zero del mio percorso di militanza, ma stavolta l’ho scelto: voglio essere l’ultima. Perché i primi non mi sono quasi mai simpatici e pure quando loro sono simpatici a me non lo sono io a loro. Perché mi sono rotta di interfacciarmi all’ipocrisia di certe riunioni in cui già si sa chi, quando e come parlerà. Poi magari così facendo mi perdo analisi, discorsi, e un sacco di altre cose interssanti. Un prezzo c’è sempre.

Il proposito che mi pongo per il 2015 è di coniugare sempre di più il personale e il politico, perché non è al di fuori di lavoro e sfruttamento, relazioni plurime meglio o peggio gestite e della vita consumistica che facciamo che si darà un senso nuovo alla parola rivoluzione. Che come ci insegnano gli antichi è fare un giro intorno, o meglio non cambiare niente, per cambiare tutto…

E rivoluzione non può che far rima con relazione. Che poi è l’altra cosa che ho perso nel 2014, ma a volte si perde per trovare e in effetti mi sono ritrovata desiderata, a tratti amata, coccolata, come mai lo ero stata. Da incroci di persone così diverse che a spiegarlo mi impiccerei la lingua, mentre le loro si impicciano su di me. L’unico disagio è quello di pensare che così non potrà andare avanti per sempre e che non si può stare così comode a lungo. Perché a me piace star male eccetera eccetera ma ora me la godo incredibilmente spesso lontano proprio da quei luoghi militanti in cui mi sento scomoda e troppo diversa, ma lontana anche dai luoghi del mondo normale in cui altrettanto diversa e scomoda mi sento.

Sono abituata a essere diversa, a essere dileggiata, a stancarmi della pochezza delle relazioni umane, della fittizia costruzione della coppia eterna e inossidabile e della gerarchia da assemblea che si ripete pure a letto.

Non so che propormi per il 2015. Sto tentando di mediare i miei istinti monogamici, con scarso successo, di capire chi mi è vicino e cercare di stargli vicino, di non essere gelosa, di non appiccicarmi. Pare facile. Per ora mi accontenterò di una tisana  e di pensare alla persona più lontana e più vicina a me che sto frequentando in questo periodo. E che gli incastri non sempre possono essere basati sull’attivismo.

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