Riportando tutto a casa

Eccoci qua, di nuovo in patria, tra gli sbrocchi e le ansie di casa e una vita che non si sa dove andrà a finire.

Uno zaino che per quanto grosso non è riuscito come al solito a riportare tutto: maglioni, calzini spaiati, mutande perse in tenda, ma soprattutto tutte le città, i microcosmi, le persone e le mie compagne e compagni. Mi mancano già Bartek e Marta, e la loro genuina follia, Wjotr, Karolina, con cui comunicavo poco, ma sempre più che col mio compagno di stanza ucraino Aleks, che non sapeva una parola di inglese, ma ci si sorrideva parecchio anche se mi sono dovuta abituare alla sua sveglia alle 5.30 per andare al cantiere.

Mi mancherà Varsavia, città pulita quanto violenta, tra gli ultras del mercoledì e della domenica sera, che incutevano un po’ timore; il commercio di tutto per tutt* anche per i froci che vanno bene quando chiamano capitali; i lavoratori della metro, che non smettevano di catturare un certo mio piacere estetico borghese, con i loro colori sgargianti.

Mi mancherà il conoscere meglio le compagne di Poznan e quelle di Torun, e stavolta il genere non è un femminile neutro: in Polonia i compagni sono veramente più spesso compagne. Mi mancherà il non essere andata a far perdere anche il Polonia-Warszawa tifandolo occasionalmente. Mi mancheranno i corsi di yoga e Krzys, di cui ancora non riesco a pronunciare il nome.

Nel frattempo, sicura che di quei posti mi sarebbe venuto a noia, mi ero programmata di visitare Utrecht, Amsterdam, Londra, Berlino. E invece. Non mi ci ritrovo più negli stati sociali occidentali e nordici, in questo benessere espresso in beni di lusso e turismo. Amsterdam è un fottuto luna park, Berlino il villaggio vacanze di molt* attivist* da tutta Europa, con i suoi hausprojekt paranoici ed escludenti. Ci sono cose buone in tutti questi posti, è vero, le compagne e i compagni, le amiche e gli amici, per esempio. Però mi sa tutto un po’ di costruito come se ci fossero altre persone a costruirlo, al di là del muro, o al di là di questa Europa fortezza che più che proteggere taglia fuori chi ha bisogno…

Poi ci sta portare il corpo ad Hackmeeting, una delle comunità più fisiche che ci siano. Strusciarsi le une contro gli altri, volersi bene, a tratti essere tristi, a tratti reincontrarsi, a tratti sentirsi a casa.

Il 90% di noi si sente a casa quando fa riunione, si siede in cerchio, aggiusta cose rotte in spazi comuni. Io mi sento a casa quando sto con voi, e casa mia è un po’  dappertutto.

Dove sarà la prossima?

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