Dio è morto

Ho visto le strade della mia città riempirsi di merda, e la chiamano merce e la vendono cara.

Ho visto le ferite nei corpi dei miei compagni, feriti da lame infami. Ho visto le ferite di lame infide, lame assassine, lame nascoste nelle nostre parole.

Ho visto assassini infamare le madri di chi avevano ucciso.  Soci vitalizi del potere, favoriti da sé stessi. Ho visto madri coraggio, dovere ancora ingoiare, prima di poter ricominciare la denuncia.

Ho visto la gente della mia età credere nella Rete, più che nelle reti, nei corpi, nella lotta.

Ho visto i corpi martoriati da una violenza sessista doversi difendere dai nuovi colpi infertigli dal tribunale, dal potere.  Ho visto corpi martoriati negli ospedali, nelle carceri, nelle strade, per mano dei cosiddetti tutori dell’ordine.

Ho visto governi scegliere dieci saggi per far fronte a una crisi totale, e mi sono sentita in un incubo tolkeniano.

Dio è morto.

Nelle mie periferie. Nelle strade dimenticate. Nelle case della violenza domestica. Nelle sagre dell’omofobia. Nelle manovre lacrime e sangue, che fanno sanguinare solo ferite già aperte.

Dio è morto e nemmeno io mi sento troppo bene.

Che la resurrezione ci sia lieve. [Possono chiuderci in galera, non fermare la primavera.]

Immagine: Caravaggio, Ecce Homo, 1605.

 

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