Mamma Roma

Viene il tempo, dicono, in cui staccarsi dalla propria madre.

Mamma che ci ha nutrite, prese a schiaffi, fatte crescere, fatte piangere.

Un po’ di immagini, per ricordarmi le carezze, lo stupore di una città sempre barocca, quando camminando, manifestando, spostandomi su un autobus, semplicemente notavo un capitello, un’effigie, una scritta. Foto su pellicola, perché l’indiscreto fascino dell’analogico è imbattibile.

Ad esempio ho scoperto che le madonne nei palazzi mi fanno morire, non solo a Roma.

La tomba di Gramsci, che si trova in uno dei luoghi più belli di sempre e che purtroppo ha avuto pessimi effetti su ogni tipo di mio romanticismo. Cimitero inglese, dietro Piramide, ci si trova anche uno il cui nome è scritto nell’acqua.

Le spezie (con i loro odori e colori) a Campo de’ Fiori. Macchina fotografica a ‘sto giro digitale e gentilmente concessa da Spleen.

L’Archivio di Stato, che purtroppo ospita pure i senatori. Ma rimane uno dei luoghi più belli per studiare. Ci ho starnutito molto lì dentro, quest’anno…


La Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, la fontana delle tartarughe in Piazza Mattei, il ghetto e i suoi vicoli.

Via del Teatro Valle, il dentro, il fuori. Un ferragosto spettacolare, le vecchie botteghe che sembrano quelle di una volta.

E per chiudere, i posti di sempre. Roma Sud, Garbatella. Essere cresciuta, nel bene e nel male. Le femministe, gli afghani. L’Università. Tutto.

nb. sorry per il pessimo editing delle foto, ma sono giorni un po’ trafelati e non si riesce a fare tutto…

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