Trullus de Maximis

Ho già parlato di uno dei posti di Roma che mi emoziona. Ce ne sono tanti altri.

Uno di questi è sicuramente il trullo. E ci ho pensato tanto in questi giorni di avanti e indietro da quelle parti. Ci ho pensato perché ci sono stati momenti in cui quasi mi mettevo a piangere a pensare a guardare quelle palazzine basse e gialle, che ho visto tutte le volte che hanno ricoverato i miei nonni all’ospedale israelitico. Che poi è uno dei migliori ospedali di Roma, perché nonostante si parli di tirchieria, evidentemente questa è più diffusa nelle cattoliche comunità che gestiscono gli altri ospedali pubblici di Roma. Pareti blu, psichiatri, stanze da due con bagno in camera. L’odore di primavera e quello della pesantezza che tutti gli ospedali hanno. Una volta ci è finita mia nonna, in crisi totale con se stessa, senza riuscire più a muoversi, disidratata. Io stavo dormendo a casa loro.

Ed è strano come certi ricordi rimangano impressi nella mente, ritornino in momenti insospettabili.

Del trullo mi ricordo anche una di quelle scopate leggere e belle che capitano raramente. Casa popolare, con cortile interno, bambini che giocano, signore alla “te lo buco quel pallone”. Casetta recuperata e sovraffollata da gioventù varia, attaccapanni appoggiato alla porta, senza chiave, per evitare che entri qualcuno dei coinquilini. Tekno in sottofondo, scivolarsi dentro piano. Nel mio ricordo forse falsato, anche la cinematografia di un orgasmo simultaneo.

Mi piacciono le periferie. Nonostante tutto. E’ che alla fine quei tipi che si reggono poco in piedi sul mio autobus (che non è uno di quegli autobus da manomorta), mi sembrano più reali dei tipi in rayban giacca e cravatta. Mi dispiace solo che aumentino, stazionino sempre più spesso nelle fermate di un quartiere da cui pare non escano. Mi piacciono le signore piazzate, i cortili con un po’ di verde, le palazzine costruite col sudore di chi le vive o le ha vissute. La signora che cerca tesori buttati nei cassonetti.

Non riesco a pensarmi a vivere in centro, in nessuna città, ma soprattutto a Roma, dove la periferia è ovunque, basta solo cercarla.

Alla fine a me piace la musica di periferia.

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One Response to Trullus de Maximis

  1. retroguard1a says:

    E del trullo mi ero scordata una di quelle sbronze colossali da capodanno senza arrivare alla mezzanotte, che mi portò al collasso… ma forse c’era un motivo per cui non mi è venuta in mente!

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