Malinconie

Dormire abbracciata a una persona che ti piace tutta la notte senza poterla sfiorare oltre, fa stare un po’ male. Come dirle ciao quando se ne torna in patria. Anche se tutti e due avevate capito che non eravate la persona giusta al momento giusto, che non c’era possibilità nemmeno di iniziare, perché certe cose non si decidono a tavolino. Come non si decide quando smettere di pensare a una persona. Quando dire basta. Dire fine prima che l’altra persona lo dica, solo per orgoglio (o almeno non da parte mia). Anche se il tempo è bello e freddo come mi piace il mio cervello è una merda e continuo a rimpastare il passato senza accorgermi che la farina è scaduta da un pezzo, l’acqua privatizzata e tutto il resto.

Questa settimana è stata proprio strana, tra gli ultras della curva del Babelsberg a urlare cori fin troppo corretti, per una partita andata male, ma tutto sommato senza sconvolgerli più di tanto, tra abbracci e conclusioni. E non ci sono svolte all’orizzonte, perché pare che non riuscirò a studiare quello che volevo come lo volevo (arrivo sempre seconda io).

E allora è tutto da rimettere in gioco, ma non ho voglia di giocare.

E allora mi guardo i giochi passati altrui.

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