Panni sporchi

Il peso della violenza che ci circonda mi cade addosso come un macigno, mentre la Turchia bombarda il Kurdistan e lascia scorrazzare l’Isis per il Medioriente e io non mi sento tranquilla.

Il peso della violenza che mi circonda è scoprire che non siamo immuni dalla stessa e la rabbia di chi era tuo amico e ora come tutti giustifica quanto fatto ponendosi nella posizione di vittima. Senza mai smettere di violentare. E allora mi viene il vomito e mi viene il vomito quando leggo la bellissima lettera di chi subisce uno stupro e di nuovo deve comunicare tutta la rabbia, perché i tribunali dello stato l’hanno stuprata ancora una volta, l’hanno stuprata per sette anni, l’hanno inquisita sulle sue abitudini sessuali e non e l’hanno trasformata da vittima a colpevole.

Siamo colpevoli di essere libere, di andare in giro dove vogliamo, come vogliamo, di voler fare l’amore e fare sesso o di non farlo, di cambiare persona che ci sta accanto, di cercare di cambiare questo mondo che fa schifo e di farlo tutti i giorni a testa alta.

La mia pancia urla tutto il peso del femminismo che si porta dentro  nelle viscere più viscerali e nell’impotenza di non poterne colpire cento per educarne uno.

La mia pancia urla quando i panni sporchi rimangono in casa e non si possono mostrare all’esterno, urlare al mondo, quando ci si difende gli spazi più dei percorsi di crescita collettiva, come se gli spazi fossero veramente la cosa che conta.

Cambiare le relazioni, per cambiare il mondo, e farlo creando reti solidali. Provarci sarà mai possibile? Iniziamo a mettere insieme dei passi, perché è passo dopo passo che si costruiscono percorsi.

Intanto, per tutte, l’appuntamento a Firenze di martedì 28 alle 21.

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