C’è chi si sente a casa al McDonald, perché dove vai vai sono tutti uguali. In effetti è l’unica cosa che ricordo di quel libro che deve essere stato interessantissimo che scrisse Jovanotti, Il grande boh! e che lessi in tenera età (più o meno quando è uscito).
Anche io mi sento a casa in posti che mi ricordano casa. Capita di trovarsi a cercare i propri occhiali sul suolo di uno squat un po’ lercio e pensare di essere in Paradiso. Chi l’avrebbe detto che bastavano:
– un gruppo con una trombetta
– della gente che volava sulle nostre teste e un calcio in fronte
– del sano pogo.
Poi ci si fa due chiacchiere e un po’ di sano gossip di movimento con compagni di fuori, a cui si vuole bene da subito. Notare sessismi e antisessismi e come cambiano. Un po’ di infatuazioni, scoperte su Soros di quelle che manco Militant, e via dicendo. Gli skin che si mettono i giacchettini lato arancione, per esempio. Ma anche i panc che fermano tutte e tutti per aiutarti a cercare i suddetti occhiali al grido di “Okular!!!!!”. Quanti sorrisi! Pure due abbracci.
Tutto questo succedeva poco prima che altra gente di casa sfilasse per ricordare Dax. Per un antifascismo che dura da molto più di 10 anni.
La verità è che vi voglio bene, dovunque siate. E che famiglia, vuol dire gente di casa.
In memoria di Jola. Una che per casa nostra, casa di tutt*, ci è morta.
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