[Iran] Attivista condannata a 90 frustate perche’ non indossava il velo

In Iran c’e’ chi rischia la liberta’ e la pelle per non aver indossato il velo. Tra meno di due settimane una donna ricevera’ 90 frustate solo per aver recitato in un film. Un’altra ragazza, una sua amica, me l’ha raccontato. Non importa dove e come. Io avevo gli occhi pieni di lacrime, ma le ho ingoiate tutte. Sono una privilegiata e non mi posso permettere la lacrimazione, anche quando mi parlano di arresti e stupri nelle galere.

La stori di Masih Alinejad alla ABC e il film in cui compare [1, 2].

Il giorno successivo ho capito un po’ cosa si prova, quando lei mi comunicava la sua preoccupazione e la sua voglia di tornare, abbracciare, lottare. L’angoscia di ascoltare tutto il giorno una radio, tutto il giorno controllare i twitter. Tutto il resto. Poi la narrazione. Questa narrazione che e’ macha quanto la piazza che racconta: macha perche’ non cerca di capire, non cerca di andare oltre, non cerca il confronto ma solo lo scontro. E la vedo da ogni parte, purtroppo. Finora ho ascoltato solo una narrazione che condividessi e non ho visto nessun tentativo di metanarrare le ragioni di uno scontro. Non ho bisogno della faziosita’. Per quella c’e’ repubblica. Voglio parlare di come si sta in piazza, di quello che voglio fare in piazza e di quello che voglio comunicare. Di come si tutela chi non condivide le mie pratiche o di come si condividono i diversi modi.

Condivisione.

Compagno significa quello con cui mangio insieme, io a certa gente je sputerei solo nel piatto, anche per come racconta certe cose. Solidarieta’ dovremmo creare, non rancore.

Ho deciso che oggi non condividero’ nessuna narrazione. Cio’ che hanno fatto le sorelle l’ho linkato gia’ ieri. Condivido una storia, quella di Masih. La condivido perche’ un’altra sorella me l’ha chiesto, perche’ la politica si fa coi corpi, ma in Iran questo e’ piu’ vero che altrove.

Spero che la diffondiate, tacendo un attimo su tutte le stronzate che sono state costruite o raccontate o fatte da chi non sa trovare il tempo per condividere, narrare e unire come compagna o compagno.

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