1) Banalità:
Dopo Copenaghen, dopo aver visto il livello di perfezione a cui una democrazia può arrivare pur di non essere democratica, dopo il Take Back the Night, non posso non incollare quest’appello, per un’iniziativa a brevissimo.
Una riflessione sulle modalità di arresto, però, sarebbe bene farla. Leggevo tempo fa dell’ideazione del Panopticon, quale espediente che permettesse ai secondini di osservare i detenuti in ogni momento, senza mai poter essere osservati (qui il maschile ci sta, perchè quando fu ideato erano appena in nuce i carceri femminili, visto che le donne, si sa, trovano nell’ambito domestico il disciplinamento). Il Panopticon è ora la prassi per tutte e tutti, siamo spiati in ogni movimento, seguite ad ogni passo. Trovare una telecamera o una guardia è così facile che viene quasi voglia di non uscire più di casa. Potremmo chiamarlo "Grande Fratello" e magari a qualcun@ farebbe anche piacere. Ma non è così. La pratica degli arresti preventivi, messa in atto con un certo savoir faire a Copenahgen, molto meno ad esempio nel caso dell’occupazione 8 Marzo a Roma, è un modo di disciplinamento forte delle nostre vite e soggettività. Di fronte a questo tipo di azioni, la reazione diventa difficile, forse addirittura impossibile, e le modalità già attuate, stanno a zero.
Il problema vero è che non viviamo in un acquario, che la strategia della paura, inaugurata con lo stupro e omicidio Reggiani, ci ha messo addosso una cappa di sfiducia che non è nemmeno quantificabile e che interviene due volte laddove si sia soggetti antagonisti, per scelta o per caso (e quelli per scelta, sono comunque avvantaggiati, visto che se sono compagna magari mi arrestano o mi picchiano ma posso evitare di farlo sapere, se sono una rom, probabilmente è più difficile).
2)
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NON CI FERMA NEANCHE
IL BUIO
22 DICEMBRE –
FIACCOLATA CONTRO LA RIFORMA GELMINI E PER LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE
Il nostro paese attraversa un momento buio. A fronte di una
crisi economica che si fa sempre più acuta, il governo sta cercando di mettere
a tacere ogni espressione di contrarietà, non di dare effettive risposte, e
questo prende forma in tutti i campi ed i settori.
In questo quadro si inserisce il tentativo di trasformare la
scuola pubblica in una fabbrica di docili precari: se da una parte si procede
verso una sostanziale privatizzazione dell’intero comparto dell’istruzione,
dall’altra si riducono gli spazi di discussione ed autogestione, ed in generale
la possibilità di esprimere il proprio dissenso.
Di fronte a una scuola al collasso dove gli insegnanti sono
sempre di meno e sempre più precari, dove le strutture sono fatiscenti e spesso
inadeguate, dove viene negata una qualsiasi prospettiva di futuro agli
studenti, il sindaco Alemanno vorrebbe oscurare la legittima protesta di tutto
il mondo della formazione attraverso politiche repressive, promettendo
“l’intervento della polizia” come soluzione dei problemi reali che vengono
posti.
In quest’ultima settimana da parte delle istituzioni della
capitale si sono susseguite pesanti dichiarazioni che vanno direttamente a
colpire un diritto fondamentale, qual’è la libertà di manifestare.
E’ stato imposto un protocollo per il periodo natalizio che
relega lo svolgimento di eventuali proteste di piazza in solo sei piazze.
Lo scorso venerdì 11 dicembre gli studenti delle scuole in
mobilitazione in oltre cinquemila si sono mossi in un corteo deciso fino al
Ministero dell’Istruzione, riuscendo con la propria determinazione a travolgere
i divieti della Questura di Roma. Allo stesso modo, la manifestazione partita
dalla Sapienza, nonostante diverse cariche da parte della polizia, è riuscita
ad assediare il Ministero dell’Economia. Come a Roma, anche a Torino, nello
stesso giorno, ed a Milano, il giorno dopo, gli studenti sono stati caricati
nell’impossibile tentativo di “pacificazione” a suon di manganellate.
La strategia è chiara. Dopo aver provato in tutti i modi,
senza grande successo, a delegittimare e criminalizzare le proteste della
scuola e dell’università (pensiamo alle dichiarazioni del ministro Gelmini sui
“centri sociali” od alla campagna dei presidi romani sulle occupazioni), sono
passati a vietare le piazze ed usare i manganelli.
In questa situazione preoccupante si inseriscono gli annunci
di provvedimenti da prendere a breve per limitare la libertà di espressione sul
web e nelle piazze. Anziché affrontare le questioni che vengono sollevate il
Governo vuole impedire che se ne parli, nella peggiore tradizione di ogni
regime autoritario.
E’ in questo scenario che proponiamo a tutto il mondo della
scuola e dell’università di circondare con una fiaccolata il Ministero
dell’Istruzione.
Vogliamo continuare, nonostante qualsiasi divieto, a a far
sentire la nostra voce su una riforma che non modifica ma distrugge scuola ed
università, rivendicando l’assunzione di tutti i precari, il ritiro del DDL
Aprea, l’investimento per le strutture scolastiche, la difesa degli spazi di
autogestione nelle scuole e nelle facoltà nei quali sperimentiamo un tipo di
formazione e socialità diversa, dal basso ed autogestita.
Una fiaccolata, pacifica e comunicativa, in un luogo non
previsto dal fantomatico “protocollo di natale” da noi certo non sottoscritto,
per rivendicare la libertà di espressione che sempre di piu’ sembra essere
minacciata in questo paese.
Una fiaccolata per tornare a gridare che non vogliamo pagare
noi la loro crisi, e che ci riprendiamo il futuro che stanno cercando di
strapparci.
Portiamo le molte luci delle varie componenti di scuola ed
università sotto i loro palazzi, luci che diventano l’unica luce del movimento
che squarcerà con forza le tenebre che cercano di far calare sul nostro Paese.
Non ci fermeranno neanche con il buio.
Studenti Medi in Mobilitazione
Per adesioni: studentiinmobilitazione@gmail.com
Gruppo Facebook: NON CI FERMA NEANCHE IL BUIO