Impressioni d’ottobre

L’autunno è arrivato.

Milano è fredda, ma mi piace più di Roma. Forse se mi piace di più una città che mai mi è piaciuta (pur avendola frequentata da sempre con ottime persone) è veramente giunto il momento di prendere armi e bagagli e andarmene da questo posto.

Ed è così difficile coniugare le tendenze esterofile con la progettualità di una cosa seria, provare a mettere in campo energie, acquisire esperienze e pensare di poter fare qualcosa di concreto qui, che forse non saprei fare ovunque.

Il finesettimana è stato bello, intenso, strano. Niente è andato come doveva andare ed è andata bene così.

Torno, mi fermo un secondo e penso: pure se me ne vado, qui ho capito un sacco di cose. Ho incontrato la forza che ti può dare una donna che è stata 6 mesi in un CIE. Una forza bella, di chi ha voglia di andare avanti e ha voglia di farlo per bene. Ho incontrato donne che hanno vite complicate, pezzi di puzzle da riunire in intrecci senza fine, ma che possono andare tutti al proprio posto, magari con i propri tempi, magari a 60 anni.

[Eh, se ho capito quanto avesse ragione Diana, quando diceva che le vite delle donne sono complicate!]

Ho capito quanto nel migliore dei collettivi femministi, possano esserci casini. Quanto sia assurdo e bello collettivizzare un problema, farlo proprio, rigirarlo. Risolverlo non lo so, “le vite delle donne sono complicate”! Però si creano reti, solidarietà.

E che la solidarietà sia un’arma, è noto ai più.

Per D. e P. e le loro vite complicate, e tutte le altre…

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