Dall’ultima volta che ho aggiornato queste pagine ne sono successe di cose. Troppe per essere raccontate e per avere il tempo di raccontarle.
Tra queste ci sono un sacco di no.
No a gente che mi piaceva, ma che non mi convinceva. No, perché non si fa sesso per colmare i vuoti propri e nemmeno quelli altrui. No perché no e basta. Perché le coccole me le faccio da sola. Perché se sorrido, è solo perché sto bene. Perché chi vorrei è troppo distante. Perché, diciamolo, in una società in cui la libido è capitale, ogni tanto mi piace stare sulle mie.
Manca, non manca. A tratti sì.
Il piacere della carne. Il piacere di una fantasia di labbra che non esistono, o sono lontane. Il piacere della masturbazione. Dell’immaginazione. Oggi sto solo con me. Ma chi ha detto che non c’è?
E poi c’è il giudizio. Chi ti vuole santa. Ma santa non sono e non potrò essere.
Chi ti vuole malvestita. Ma a me piace vestirmi “bene” anche quando vado negli squat. O magari solo là. Chi ti vuole più vestita, perché poi non si sa mai che succede in giro. Chi ti vuole meno vestita perché se stai sempre così coperta chi ti si piglia.
Chi ti vuole sul mercato matrimoniale. Ma io sto bene da sola. Mi faccio gran pacchi di cazzi miei. E a volte anche altrui. – quando si parla di contratti è un’altra storia ma ve la racconterò un altro giorno –
Chi vorrebbe che ogni prestazione fosse gratis. E chi giudica chi commercializza la propria abilità di avere rapporti sessuali. Sulla gratuità dei servizi di chi in nome dell’amore (mio) pretendeva ancora altro, ci scatarro riccamente su. Rimpiango di non aver quantificato.
Sono una bisbetica in tubino. Una zitella a chiappe all’aria.
Ma il mio spazio è mio. E nessun@ ha il diritto di entrarci, di dirmi che cosa fare o cosa non fare, sia questo scopare, non scopare, vendere prestazioni sessuali, non venderle o smettere di farlo.
Ho il diritto di difendermi. Ho il diritto di non vedere la mia dignità violata in nessun caso.
Non siamo colpevoli, non siamo vittime. Al di là del principio del piacere e del provare piacere, c’è il principio di piacersi.
E ho deciso che mi voglio piacere.
Dedicato a chi si riprende gli spazi, le feste collettive, le strade, circonda i parlamenti. Alle donne che reagiscono e a quelle che non lo fanno, perché le hanno cresciute al silenzio. A chi si siede e alza le mani, a chi le guardie rompono la spina dorsale, a chi il giorno dopo prende i bastoni. Alle curve delle donne sempre sbagliate e al conoscersi del corpo. Alle passeggiate delle troie. Al feminist blog camp a cui di nuovo non posso partecipare.