D’amore si vive perché di precarietà si muore

Odio doverlo ammettere, ma ho un costante bisogno di nutrire il mio lato romantico e cinico, cresciuto a Guccini in tenera età con continui rimestamenti amorosi con persone sbagliate.

Il giovane Werther ce l’ha insegnato, il vero amore dev’esser travagliato!

Penso che il mio lato romantico e cinico sia tutta una scusa.

Una scusa per non pensare che un domani non saprò che lavoro cercare e probabilmente non ne troverò uno. (e domani è tra un anno)

Una scusa per non pensare che tra una leggina e l’altra stanno instaurando il regime nella nostra povera patria, di cui ci riscopriamo amanti solo in vista dei mondiali. (io i mondiali li odio, quando l’Italia viste gli ultimi mi addormentai sul recupero. odio anche la parola patria, che contiene il termine androcentrico, sessista e fallocrate di padre, ma al tempo stesso ne preferisco la connotazione affettiva, rispetto al non meno autoritario, ma più asettico, nazione).

Una scusa per non pensare che in pensione non ci andrò mai.

Una scusa per non pensare che nei CIE si uccide, stupra, sevizia. E tutto questo capita senza apparente logica, se non quella della discriminazione etnica. Non ditemi che nei CIE si sta per mesi per l’identificazione, che non ci credo nemmeno se è vero. (che poi: che ti vuoi identificare se una persona scappa dal proprio paese per motivi politici, etnici o religiosi? pensi che i regimi dei paesi suddetti si preoccupino di fornire i dati o non si preoccupino di rintracciarne le famiglie?).

Una scusa per non pensare che Roma è sempre più piena di fascisti e che io mi sento impotente.

Una scusa per molte altre cose, ma soprattutto per non pensare.

Il lato cinico e romantico mi aiuta a non lottare, a piangere sul latte versato.

Prima o poi lo accoltello nel sonno.

 

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