Di propositi e considerazioni

Mancano poche ore allo scoccare del fatidico 2016 e sono qui intenta a prepararmi, lavarmi e coprirmi di rosso e nero per salutare questo faticoso anno.

Sono sola, prima di uscire, e mi acchitto e mi imbelletto come se dovessi davvero andare a rimorchiare, come se ancora ci credessi. Invece ultimamente non capita quasi mai, e l’essere fine dell’anno non significa avere più chance.

D’altra parte il proposito del nuovo anno è proprio quello di non sentirmi incompleta, ferita, frustrata, perché non ho *nessuno* accanto. Laddove poi, per nessuno, si intende in realtà la metà di una coppia. Perché ci hanno insegnato che non nell’amaro benedettino, ma nella coppia, c’è la felicità. Perché se sei femmina e non hai un maschio accanto sei valida per metà. Come se ancora la nostra struttura sociale prevedesse l’accoppiamento come unico obiettivo della donna. Possibilmente con figli al seguito.

Invece no, imparare a sentirsi uniche, piene, valide, da sole è importante quanto sapersi autodeterminare economicamente, saper parlare in pubblico, essere nelle cose, mandare avanti la baracca. Perché alla fine è sulle spalle delle donne che si reggono, spesso e volentieri, case, movimenti, lotte, uffici. E altrettanto spesso quelle donne si distruggono inseguendo uomini che valgono la metà di loro, o che fuggono come se costituissimo un pericolo alla loro integrità (magari imparassimo, su questo punto!). O peggio, finiamo in relazioni violente, in cui il centro di gravità della nostra vita diventa un lui (o anche una lei) e piano piano si sfascia tutto quello che c’è intorno.

E quindi per il nuovo anno il proposito è quello di fare meglio ciò che so fare, di volermi più bene e di coccolarmi anche un po’. Perché se la felicità si misura in orgasmi posso dedicarmi a tutte e dieci le mie dita, invece di perdere tempo e arrovellarmi sul mio essere sola. Che poi sola non sono affatto. E ho un sacco di persone cui voglio bene e che ci stanno sempre.

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