La classe non è acqua

La classe non è acqua.

Quelli che vengono picchiati quando fanno i picchetti per migliorare le condizioni sul lavoro di tutte e tutti.

Quelli che muoiono montando i palchi di chi fa soldi a palate.

Quelli che muoiono e poi li buttano al fiume per far finta che non siano nemmeno mai arrivati in Italia.

Quelle che si sbattono per lavorare 55 ore a settimana per 900 euro al mese.

Quelle che pensano che forse potrebbero iniziare a farsela pagare per arrivare alla fine del mese.

Quelli che oggi vado al lavoro, domani forse, dopodomani no sicuramente perché tanto non mi pagano.

Quelle che si licenziano.

Quelli che cercano cercano e non trovano e vivono di espedienti.

Quelle che cercano cercano e non trovano e vanno a fare le giocoliere per strada.

Quelli che lavorano, quelle che il cielo sempre più blu.

Quelli che portano i pacchi.

Quelli che muoiono in motorino perché portavano i pacchi.

Quelle che non possono rimanere incinte perché se no perdono il posto di lavoro.

Quelle che rimangono incinte e perdono il posto di lavoro.

Quelli che non si possono permettere le vacanze.

Per tutti loro, per tutte noi, le parole di Jovanotti, Squinzi, Renzi, sono offese, schiaffi, bastonate in faccia. Per tutte noi iniziare l’esposizione universale il primo maggio è stata l’ennesima schifezza. Per tutte noi, un solo giorno, dovrebbero andare a lavorare, sotto il sole, andare a scioperare, per capire che non è uno scherzo, essere manganellati, per capire che fa male.

Il lavoro fa male, ma i padroni anche di più.

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