Mostri

In condivisione di letti e caste notti insonni, penso che non mi piace dormire da sola, e a dormire in due si sta meglio, sempre che si dorma.

In condivisione di letti e caste notti insonni sono venuti vari mostri in visita, mostri reali e mostri rari, mostri immaginari e mostri passati.

Foto di Simona Pampallona

Mi ricordo di quando l’ho conosciuto tanti anni fa, ormai. Il primo, nitido, ricordo che ho è di averci parlato dopo un’assemblea all’Orazio, che per me era come dire un’assemblea in Germania, visto il tempo impiegato per raggiungerlo. Eravamo giovani, io frequentavo della gente che poi ho perso di vista e non so nemmeno perché, volevamo un sacco di cose e provammo anche a fare altro, senza di lui, senza di loro. Dunque ricordo una spaccatura, ricordo però che l’ho incontrato tante altre volte, le ultime per strada, mentre io mi prendevo svariati gelati. Mi ricordo che lo prendevamo in giro, come prendiamo in giro tutto il mondo, e lo chiamavamo Paul Newman. Lo ricordo a Trastevere, sul tram e tante altre volte, in tante assemblee, percorsi e storie. La tristezza di avere ora solo i ricordi e nessuna possibilità di migliorarli.

Ti abbiamo salutato in un saluto bello, con le tue foto, con i tuoi colori, le tue poesie, i tuoi amici, le tue amiche, le compagne, i compagni. Io non t’ho salutato bene, come in vita non t’ho conosciuto bene. Mi dispiace, ma ora è da stupide dispiacersi, sarebbe stato meglio farlo prima.

Paul, che la terra ti sia lieve.

Poi è passato il mostro del filo spinato, il mostro di quello che avremmo potuto fare o potremmo ancora fare, di quello che faremo, per provare a far vincere i buoni sui cattivi qui come in altri mondi. La tranquillità degli occhi dei curdi e delle curde, la difficoltà di fare una rivoluzione contro tutto, il capitale, il fondamentalismo religioso, il sessismo fuori e dentro le proprie comunità. Le gambe delle ragazzine che hanno dieci anni meno di me e combattono per la libertà di tutte noi, le gambe ferite dal fuoco nemico e zoppe ma fiere orgogliose dignitose libere soprattutto libere come io non sono mai stata. Perché la libertà di vivere non viene da quanto scopi, da quanto stai a letto la mattina, da quanto ti droghi, ma da quanto sei capace di lottare per la libertà di tutte e tutti. Io non lo sono poi molto. In fondo è comodo, così.

E poi la libertà, parlare, parlare, parlarsi addosso di libertà altrui come se si fosse dallo psicologo. Mi piace ascoltare storie vecchie, storie nuove. Mi piacerebbe sentire a volte storie dal finale lieto, invece si parla anche per scacciare quei mostri e fantasmi che ci attanagliano. Perché avremmo voluto fare di più e meglio, o forse nulla. Perché a volte, vuoi per paura, vuoi per pigrizia, sulla libertà ci si sputa sopra e fa male pensarlo.

La libertà è il 25 aprile, ancora un morto da ricordare, morto di una morte stupida, perché l’ha preso giovane, l’ha preso all’incrocio con troppe cose. Ricordare dunque la libertà e la liberazione, ma anche un’altra persona che ci ha lasciati così…a guardare alle nostre vite senza la sua. Così come le nostre vite private di tutti quelli che hanno sequestrato dietro un muro di carcere.

E poi c’è la mia di vita. Precaria, da alcuni sogni che si infrangono sul muro dei conti in tasca, di come possiamo partire se non abbiamo una lira, di accettare i lavori ad agosto perché sono sempre meglio che niente, tante volte ce scappa la vacanza dopo, e una vita che torna al punto zero, dopo l’illusione di una storia che è finita per qualche sbrocco esagerato e un lui che non s’è sentito di starci appresso e alle mie prime fragilità si è dato come io mi darei di fronte alle guardie che caricano. E poi questo è il mostro dei mostri nonostante il tentativo subitaneo di metterci una toppa con l’amico che bussa a casa alle 3 di notte passate da un po’ perché vuole assaggiare la tua pelle, mentre la sua sa di droga e odori irriconoscibili e pensi che sarebbe una storia che starebbe meglio in Trainspotting piuttosto che nella tua vita regolare di colazione-lavoro-sport la cui massima trasgressione è il bicchiere di vino al pasto.

Infine, il dubbio che t’attanaglia, e che ti fa rimbombare lo stomaco e stare un po’ male.

Che forse, ho il cuore atrofizzato dopo tutte le vene che gli hanno tagliato.

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